IL CIRNECO DELL’ETNA: UN PO' DI STORIA
Si afferma che questo cane si trovi in Sicilia almeno dall’età della pietra. In proposito si cita l’esistenza di una statuetta raffigurante una testa di cane, rinvenuta a
Stentinello, uno dei villaggi più antichi della Sicilia, sito presso Siracusa: essa risale al neolitico inferiore e si è d’accordo nell’identificarne l’origine attorno al
4000 a.C.
Per quanto riguarda l’etimologia del nome “Cirneco”, essa non è unitaria. C’è chi vorrebbe far derivare il nome dalla città di Cirene. Il Dechambre,
invece, vorrebbe far derivare il termine da “charnigue” o “charnegre”, che in spagnolo vuol dire “cacciatore di
conigli”(Armando Russo). In Egitto, poi, si è voluto vedere questo cane in parecchie tombe dei Faraoni, assieme ad altri levrieri. Ricordiamo in proposito diversi
bassorilievi della zone delle tombe di antichi faraoni dell’alto corso del Nilo, fra i più importanti quelli di Beni-Hassan e quelli nei pressi di Luxor, risalenti al
2000 a.C.
Nello stesso Paese, su sedici mummie di cani ritrovati, in buona parte essi avevano le misure del cirneco. Nessuno, quindi, può negarne l’esistenza in quei territori sin dall’antichità. Compagno
degli antichi Siculi dediti alla pastorizia, questo prezioso cane faceva parte anche della loro credenza religiosa personificando i concetti di
fedeltà, di protezione e di rabbioso demone maligno. Lo si ritrova, così, nel culto di Afrodite Ericina, come in quello di
Adrano; in quello di Agira e di Centurie, in quello dei Marmetini di Siracusa. Il cirneco era fortemente apprezzato anche dagli
antichi cacciatori, adoperato principalmente per la caccia al coniglio, ma che ben adattato anche ai volatili; corpo alquanto snello, orecchie tese, muso
acuminato, lunga e mobilissima coda. Nelle antiche monete che lo raffigurano, è facile vederlo effigiato a caccia, in riposo e nell’intento di cibarsi di una testa di cervo. E’da notare che la
coda di questo cane appariva spesso portata arrotolata sul dorso, cosa che ora l’ENCI non ammette.
Ci è sconosciuta anche la causa che indusse l’uomo, inizialmente, a convivere con questo animale. Si può pensare a motivi pratici: l’uomo sfruttava il cane per ottenere carne, magari
all’inizio scacciando quei soggetti che, dopo aver abbattuto la selvaggina, si accingevano a mangiarla.
La denominazione geografica della razza è dovuta al fatto che le documentazioni più antiche sul cirneco, relative alla sua presenza in Sicilia, ce lo mostrano esistente ad
Adrano, città sita proprio alle falde dell’Etna. Questo ha documentato il Dott. Migneco nel 1932, sulla scorta di monete risalenti al 1634 a.C., rifacendosi a
scritti di Eliano ad al fatto che, proprio nella zona etnea, si trovava un gruppo di cirnechi che presentavano un aspetto più leggero degli altri. Da questo antico confronto è possibile dedurre
che ve ne fossero di diversi in altre zone dell’isola, e che questo cane non è proprio dell’Etna, ma di tutta la Sicilia, trovandosi sia nelle città delle costa
nord occidentale, che in quelle orientali e nell’interno dell’isola.
Cirnechi di aspetto leggero, poi, si trovano ovunque in Sicilia, principalmente là dove il cane esplica la funzione della corsa, come ovunque in Sicilia si trovano cirnechi più tozzi, adatti
meglio alla caccia tra i rovi; tutto in relazione ai diversi tipi di caccia.
La denominazione “generica” di Cirneco dell’Etna si potrebbe accettare configurando l’Etna come simbolo della nostra isola, anche se tale termine all’inizio non fu accolto bene dai tutti i
Siciliani e non poche persone, per campanilismo, si sentirono quasi defraudate. In primo luogo per l’appellativo “dell’Etna” e poi perché l’ENCI ne aveva stabilito uno standard molto discosto
dalle caratteristiche dei cirnechi che erano sempre esistiti in Sicilia (www.cacciainfiera.it).